Tre antiche canzoni italiane (Domenico Alaleona)

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  • (Posted 2015-07-12)  CPDL #36034:  Network.png
Contributor: Paolo Pandolfo (submitted 2015-07-12).  Score information: A4, 6 pages, 539 kB   Copyright: CPDL
Edition notes: Scanned score

General Information

Title: Tre Antiche Canzoni italiane
Composer: Domenico Alaleona
Lyricist:

Number of voices: 2vv   Voicing: Unknown

Genre: SecularUnknown

Language: Italian
Instruments: Piano

First published:

Description:

External websites: http://www.pandolfopaolo.com

Original text and translations

Italian.png Italian text

I. La GIrometta
Noi siamo tre sorelle
tutte tre d’un gra’, Girometta
tutte tre d’un gra’.

La più bella e la più gioiosa
venirà con mi, Girometta,
venirà con mi.

Io ti dono cento scudi
stu li sa contar, Girometta,
stu li sa contar.

La li conta e li racconta
gie ne manca un gra, Girometta,
gie ne manca un gra.

Torna, torna al tuo paese,
tu non fai per mi, Girometta,
tu non fai per mi.

II. La pastorella si leva per tempo
menando le caprette a pascer fuora.
Di fuor in fuora, la traditora
co’ suoi begli occhi
la m’innamora.
E la fa di mezzanotte apparir giorno.

Poi se ne giva a spasso alla fontana
calpestando l’erbette; o tenerelle
galanti e belle
sermol[l]in fresco
fresche morielle
e ’l grembo ha pieno di rose e viole

E qualche volta canta una canzone
che tutto il gregge balla e gli agneletti
fanno scambietti
così le capre
come i capretti
e tutti fanno a gara con lor danze.

E qualche volta in sar un verde prato
la tesse ghirlandette: o di bei fiori
di bei colori
così le ninfe
come i pastori
e tutti imparan dalla pastorella.

Poi la sera ritorna alla sua stanza
con la vincastra in man discinta e scalza
ride e saltella
per ogni balza
leggiadra e bella:
così la pastorella passa il tempo.

III. La Violetta
La violetta
che in sull’ erbetta
s’apre al mattin novella
che non è cosa tanto odorosa
tanto leggiadra e bella.

Sì veramente
che dolcemente
ella ne spira odori;
e n’empie il petto
di gran diletto
col bel dei suoi colori.

Vaga biancheggia
vaga rosseggia
tra l’aure mattutine,
pregio d’aprile
vie più gentile;
ma che divien alfine!

Ahi ch’in brev’ora
come l’aurora
lungi da noi s’invola:
ecco languire,
ecco perire
la misera viola.

Tu cui bellezza
e giovinezza
oggi fan sì superba,
soave pena,
dolce catena,
di mia prigion acerba,

deh con quel fiore
consiglia il cuore
della sua freca etade:
chè tanto dura
l’alta ventura
di questa tua beltade.